mercoledì 30 gennaio 2013

Alla scoperta del corpo umano...l'incredibile perfezione degli organi e del loro funzionamento



Fisiologia della respirazione

La respirazione è una funzione vitale espletata dai nostri polmoni i quali assicurano inoltre, al nostro organismo, gli scambi gassosi, contribuendo anche alla produzione di suoni, alla difesa del corpo da agenti estranei, alla percezione degli odori e alla regolazione del ph interno.
I polmoni sono posti nella cavità toracica, che è delimitata nella parte inferiore da una lamina muscolare chiamata diaframma. L’aria entra nel nostro sistema respiratorio attraverso le narici; viene filtrata dai peli, riscaldata e umidificata durante il passaggio all’interno delle cavità nasali, dove avviene anche la percezione degli odori. L’aria può essere inalata anche attraverso la bocca ma in tal caso non viene sottoposta a tutti gli importanti processi appena descritti. Dalle cavità nasali o dalla bocca l’aria passa nella faringe, dove il suo percorso si incontra con quello del cibo. Nella cavità orale e faringea sono presenti piccoli agglomerati di tessuto linfoide, le tonsille che sono disposte ad anello intorno all’accesso della via respiratoria e di quella alimentare; la loro funzione è di intrappolare e distruggere batteri o altri agenti estranei che entrano nella faringe. Dalla faringe, l’aria passa nella laringe dove vengono prodotti i suoni. Quando espiriamo l’aria esce attraverso le corde vocali. L’emissione dei suoni avviene grazie alla tensione volontaria dei muscoli, allo stiramento delle corde e alle loro vibrazioni; quando le corde vocali sono tese vibrano velocemente e producono suoni acuti, mentre quando le corde sono meno tese vibrano lentamente e producono suoni bassi. Dalla laringe l’aria inspirata passa attraverso la trachea per dirigersi verso i polmoni; la trachea si biforca in due bronchi, ciascuno dei quali entra in un polmone; all’interno dei polmoni i bronchi si diramano in tubi più sottili chiamati bronchioli. Essi terminano in sacche aeree riunite in grappoli detti alveoli. Milioni di queste minuscole sacche immerse in uno stroma (tessuto connettivo ricco di fibre elastiche) formano appunto i nostri polmoni.
Ciascun polmone è diviso in lobi da solchi (il polmone destro è diviso in tre lobi, il sinistro in due) ed è rivestito da una membrana chiamata pleura polmonare; la pleura polmonare è in continuità con la pleura parietale che aderisce alla cavità toracica. Le due membrane secernono un liquido, il liquido pleurico, che consente ai polmoni di scorrere nella parete toracica senza attriti durante i movimenti respiratori. 

Ventilazione polmonare
La respirazione polmonare è l’alternarsi di inspirazioni e di espirazioni.
La respirazione è un processo per il quale si scambiano ossigeno e anidride carbonica tra i nostri tessuti e l'ambiente esterno. È composta dalla ventilazione, con la quale si rinnova l'aria presente negli alveoli, la diffusione di ossigeno dagli alveoli al sangue capillare e la cessione di anidride carbonica, mentre a livello dei tessuti si ha l'opposto.
Il sistema di conduzione ha la funzione di filtrare, umidificare e riscaldare l'aria atmosferica. Questa infatti entra alla temperatura atmosferica e già a livello delle cavità nasali viene riscaldata a 31 °C, grazie ad un'ampia superficie dovuta alla presenza dei meati (160cm2) e ad una ricca vascolarizzazione.
La superficie di scambio gassoso è quindi estesissima e i gas attraversano la parete alveolo-capillare per diffusione. Questa parete è molto sottile.
Grazie alla ventilazione dei nostri polmoni sulla superficie di scambio dei gas respiratori viene mantenuta alta la concentrazione di O₂ e bassa la concentrazione di CO₂. Durante l’inspirazione la gabbia toracica e la cavità toracica si espandono seguite dai polmoni, le costole si muovono verso l’alto e la gabbia toracica si espande mentre i muscoli intercostali si contraggono. Il diaframma si contrae abbassandosi, facendo aumentare il volume della cavita toracica. L’aumento di volume dei polmoni durante l’inspirazione fa si che la pressione dell’aria negli alveoli diventi minore di quella atmosferica. L’aria passa velocemente dalle narici ai bronchi e ai bronchioli fino ad arrivare agli alveoli spostandosi da una regione a pressione più alta ad una  pressione più bassa. Questo tipo di respirazione è chiamato respirazione a pressione negativa. Durante l’espirazione i muscoli intercostali e il diaframma si rilassano facendo diminuire il volume della gabbia; ciò aumenta la pressione all’interno dei polmoni pertanto l’aria tende ad uscire verso l’esterno, dove la pressione è minore. Il massimo volume di aria che possiamo inspirare ed espirare è chiamato capacità vitale. Nella donna e nell’uomo al di sotto dei trent’anni essa si aggira intorno ai 3,4 e 4,8 litri. In realtà i polmoni contengono più aria rispetto alla capacità vitale; infatti per quanto ci possiamo sforzare di espellere la massima quantità di aria possibile , nei polmoni ne rimane sempre un volume residuo che impedisce agli alveoli di collassare. I polmoni possono perdere la loro elasticità con l’età o in seguito a malattie come nel caso dell’enfisema polmonare. In tal caso aumenta il volume residuo a scapito della capacità vitale.

Controllo della respirazione
In parte la respirazione è controllabile in quanto possiamo trattenere il fiato volontariamente oppure respirare più velocemente o più profondamente. Per la maggior parte del tempo tuttavia i movimenti respiratori sono regolati dai centri di controllo involontario che si trovano nel cervello. Un controllo automatico di questo tipo è importante perché assicura il coordinamento tra il sistema respiratorio, circolatorio e le altre funzioni metaboliche che necessitano dello scambio dei gas. I nostri centri di controllo della respirazione sono situati in due zone dell’encefalo dette rispettivamente ponte e midollo allungato. Dai centri di controllo del midollo allungato i nervi inviano al diaframma e ai muscoli intercostali i segnali che ne inducono la contrazione provocando l’inspirazione. In condizioni di riposo si verificano circa 10-14 inspirazioni al minuto, circa 45 nel neonato, 35 nel lattante, 25 nei bambini durante la prima infanzia.
La sospensione degli atti respiratori è detta apnea, l’accelerazione polipnea, il rallentamento bradipnea; per designare genericamente una r. anormale si usa il termine di dispnea. In alcuni tipi di questa il ritmo della r. ha delle particolari evoluzioni cicliche (respiro periodico di Cheyne-Stokes, respiro di Kussmaul, respiro di Biot).
Tra un’inspirazione e l’altra i muscoli si rilassano e avviene l’espirazione. La velocità della respirazione è monitorata dalla concentrazione di CO₂ nel sangue regolando di conseguenza il ritmo respiratorio.
La respirazione è sottoposta a un duplice sistema di controllo, neurochimico e volontario. Il primo, che è automatico e involontario, ha come principali obiettivi: l’omeostasi dei gas respiratori, vale a dire la possibilità di minimizzare le oscillazioni dei gas nel sangue arterioso, anche in presenza di notevoli variazioni di attività, altitudine, gravità; l’omeostasi dell’equilibrio acido-base, mediante gli effetti della ventilazione sulla PaCO₂; la regolazione della frequenza respiratoria e del volume corrente, in modo tale da minimizzare lo sforzo e l’energia richiesti per la respirazione. Il controllo volontario (comportamentale), attuato attraverso componenti nervose situate in strutture sopramidollari e corticali, serve fondamentalmente funzioni diverse dallo scambio gassoso, per es., la fonazione.
Il controllo della respirazione viene attuato quindi da parte dei sensori che tengono sotto controllo i livelli di C0₂ e di O₂ che sono situati nell’aorta e nella carotide. I sensori, grazie ai nervi, inviano segnali ai centri di controllo per aumentare la frequenza e la velocità della respirazione quando il livello di O₂ nel sangue diminuisce in modo drastico rispondendo rapidamente ai segnali che ricevono dal sangue e dai sensori delle arterie ( e ad altri segnali chimici e nervosi), i centri di controllo della respirazione mantengono la frequenza e la profondità degli atti respiratori sui valori adeguati alle diverse richieste dell’organismo. Tuttavia, l’azione dei centri di controllo risulta efficace solo se la loro attività regolatrice è coordinata con quella del sistema cardiovascolare. Durante l’attività fisica, il numero dei battiti cardiaci e la quantità di sangue pompata dal cuore a ogni battito devono aumentare in sintonia con l’aumento del numero di respiri. L’O₂ viene trasportato quindi dai polmoni a tutti i tessuti dell’organismo ed il C0₂ giunge dai tessuti fino agli alveoli . Durante questo ciclo lo scambio dei gas tra i capillari e le cellule circostanti avviene per diffusione, secondo un gradiente di pressione. La maggior parte di O₂ presente nel sangue viene invece trasportata dai globuli rossi grazie all’emoglobina. Ogni molecola di emoglobina può trasportare fino a quattro molecole di ossigeno. L’emoglobina si carica di ossigeno nei polmoni; lo mantiene legato mentre viaggia nella corrente circolatoria e lo rilascia nei tessuti dell’organismo. L’emoglobina è una proteina che svolge diverse altre funzioni: oltre a trasportare l’ossigeno, legandolo e rilasciandolo, a seconda della situazione, contribuisce al trasporto del diossido di carbonio (CO₂) nel sangue e regola il ph ematico impedendone bruschi cambiamenti. Lasciate le cellule dei tessuti il CO₂ diffonde verso il liquido interstiziale, attraverso la parete dei capillari e giunge nel liquido che compone il sangue (plasma). La maggior parte di CO₂ entra nei globuli rossi, legandosi in una certa misura alla parte proteica dell’emoglobina. Il CO₂ rimanente reagisce con l’acqua formando acido carbonico (H₂CO₃). Le molecole di H₂CO₃  si dissociano in ioni idrogeno (H⁺) e ioni bicarbonato (HCO₃). L’emoglobina lega la maggior parte degli ioni H⁺ e impedisce variazioni del ph ematico. Gli ioni bicarbonato diffondono nel plasma, da dove vengono trasportati ai polmoni. Quando il sangue passa nei capillari polmonari questi processi si invertono e si forma acido carbonico, in quanto il bicarbonato viene poi riconvertito nuovamente in CO₂ e HO₂. Infine il CO₂ diffonde dal sangue negli alveoli e poi fuori dall’organismo, nell’aria espirata.

Respirazione Treccani Enciclopedia 

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